Dalla I A: due fiabe impossibili

Data:

lunedì, 23 dicembre 2019

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Lavorando sulla fiaba, sulle sue dinamiche e sulle funzioni e sui ruoli di Propp, alcuni alunni della I A hanno elaborato un paio di narrazioni interessanti e originali: fiabe impossibili, per l’appunto, giacché i ruoli dei personaggi sono stati mutuati da racconti già esistenti, ma inseriti in contesti nuovi e unici. Buona lettura!

Sofia e l’impresa impossibile

C’era una volta, in un paese lontano da noi, una principessa di nome Sofia. Viveva in un castello con i suoi genitori. Questo era molto grande, interamente fatto di cristallo.

Il colore preferito della principessa era il rosa; infatti la maggior parte dei suoi abiti erano di quel colore.

Un giorno, i suoi genitori morirono per un malore al cuore. Lei andò a comunicare la brutta notizia al principe suo fidanzato. Il suo castello era stato costruito su una montagna molto alta.

Quindi ella dovette attraversare un mare pieno di squali, deserti su deserti, e montagne piene di trappole.

Sofia arrivò nel castello del suo principe; andò nella stanza del trono, ma non lo trovò.

Lo cercò ore e ore in tutte le stanze. Ne trovò anche molte segrete, ma, anche in queste, lui non c’era.

Trovò poi un quadro storto e, dietro di esso, c’era un passaggio segreto che conduceva ad una stanza con una porta parlante.

Così Sofia andò da questa e le disse: - Salve, sto cercando il principe, ma non lo trovo. Lei sa dov’è?

La porta rispose: - Salve, io so solo che è stato imprigionato in una torre, dal Genio Malefico. Se vuoi ti posso condurre dalla Regina Rospo che ti aiuterà a liberare il principe, ma per incontrarla dovrai attraversare un labirinto.

– Certo!, rispose Sofia.

La porta si aprì e, così, la principessa si trovò nel labirinto. Arrivò a metà, dove trovò una porta sigillata che andava aperta rispondendo correttamente ad un indovinello.

Questo era:

Va nell’acqua e non si bagna,

tra le spine e non si punge,

entra in casa e non ci resta.

Che cos’è?

La principessa aveva tre tentativi: se avesse indovinato, il principe si sarebbe salvato, sennò sarebbe morto di fame e di sete.

La principessa sbagliò due volte, ma alla terza provò con una nuova soluzione: - Il sole! Perché si rispecchia nell’acqua ma non la tocca; illumina le spine senza pungersi e illumina la casa di giorno e di notte non c’è.

La porta si aprì e lei continuò ad avventurarsi nel labirinto pieno di trappole e, con astuzia, riuscì a uscirne viva.

Alla fine, trovò un rospo un po’ insolito: parlava. Il rospo le disse che un tempo era una regina, ma era stata trasformata da un Genio Malefico e voleva tornare come prima.

La principessa le chiese se avesse visto il suo principe passare di lì e il rospo le disse che aveva notato lo stesso Genio che l’aveva trasformata condurlo in una torre senza scalini, altissima e irraggiungibile. Solo il Genio poteva arrivarci, perché egli poteva volare.

Sofia le disse che l’avrebbe aiutata a ritornare umana, dopo aver trovato il suo fidanzato, e le chiese se le poteva dare qualcosa per poter superare le difficoltà.

Allora il rospo le diede un tappeto arrotolato. Non era un tappeto qualunque: quando si srotolava, bisognava mettercisi sopra, perché avrebbe iniziato a volare.

La principessa si incamminò verso la torre con il tappeto in mano.

Arrivò a pochi metri, ma non poté più andare avanti, perché c’erano enormi cespugli di rose che, se l’avessero punta, avrebbe potuto rimanere addormentata per sempre.

Allora lei si fermò e srotolò il tappeto che le aveva donato la Regina Rospo.

Quando lo aprì, trovò una cosa inaspettata: un boccettino con una pozione fatta con del liquido viola, con sopra una scritta indecifrabile.

Anche se non sapeva cosa fosse, la prese e se la mise nella tasca, così, se in futuro le fosse servita, lei l’avrebbe avuta.

Si mise sul tappeto e, dopo pochissimo tempo, esso si alzò in volo e così raggiunse la torre dove era imprigionato il principe.

Entrò da una finestra e il tappeto rimase dove l’aveva lasciato.

Non vide il suo principe ma vide il Genio: dormiva. Cercò di non fare rumore per raggiungere l’ultima stanza dove c’era il suo principe, ma, senza farlo apposta, calpestò un chiodo e si fece male, tanto che urlò e svegliò il Genio.

Il male le passò, ma ormai il rapitore del suo fidanzato era sveglio. Trovò una spada e, con quella, duello contro di lui. Dopo molte fatiche e tra colpi di spada, si arrabbiò molto, ripensando al suo principe, e così, incredibilmente, ammazzò il Genio.

Percorse tutte le scale e raggiunse la stanza, ma non vide nessun principe; vide solo un serpente che iniziò a parlarle. Le disse che era il suo fidanzato e che, solo con una goccia di liquido viola, si sarebbe trasformato in essere umano. La principessa prese la boccetta dalla tasca, la aprì e versò un po’ di quel liquido sul rettile, sperando in una trasformazione.

Ci fu un bagliore quasi accecante: la principessa fu costretta a chiudere gli occhi.

Quando li riaprì, non vide più il serpente, ma il suo principe: lui la guardava più felice che mai.

Il principe, però, le disse che non poteva restare così per sempre, perché la pozione non era eterna. Le disse anche che, con una parola magica, poteva ritrasformarsi in serpente.

Così, sul tappeto volante, percorsero insieme tutto il tragitto a ritroso. Quando arrivarono dalla Regina Rospo, la principessa ringraziò con tutto il cuore e le diede un po’ di pozione viola per poterla far tornare umana.

Ritornarono poi al castello del principe e lì si sposarono.

Al marito fu dato il soprannome di “Principe Serpente” e, da quel giorno, vissero tutti felici e contenti.

G. Aimasso, G. Marcarino, M. Stojova, A. Angelovski, R. Dimitrova

 

***

 

Gli eroi di Elest

C’era una volta, tanto tempo fa, nel Regno di Elest, un castello in cui abitavano cinque fratelli futuri eredi al trono. Erano due femmine e tre maschi: Sofonisba, coraggiosa e determinata; Tommaseo, forte ed atletico; Lapo, simpatico e divertente; Hekate, dolce e amante degli animali. Infine c’era il più piccolo: Mortimer, lo scemo.

Un giorno, i cinque fratelli si stavano distraendo rincorrendosi nella biblioteca, quando Mortimer lo scemo, allontanatosi, sbatté la testa contro uno scaffale. Fece cadere un libro: esso si aprì e, magicamente, lo risucchiò.

Mortimer si svegliò in una cella oscura con una misteriosa signora vestita di bianco: questa aveva delle grandi margherite fra i capelli. Era una strega buona.

Il giorno dopo, i fratelli si insospettirono della non presenza del fratello minore. Pensarono all’ultima volta in cui l’avevano visto: era in biblioteca. Corsero lì a vedere.

C’era uno strano libro aperto; lo toccarono e anche loro ci finirono dentro.

Dentro questo libro, c’era un regno oscuro, sorvegliato da moltissime guardie e pieno di persone senza cuore, sotto incantesimo della Strega Cattiva. Solo una si era salvata: era la Strega Buona che era intrappolata con Mortimer lo scemo.

I fratelli, appena entrati nel libro, furono catturati dalle guardie della Strega Cattiva e li portarono nella cella in cui erano rinchiusi Mortimer e la Strega Buona.

Iniziarono a parlare delle loro vite e del motivo per cui erano entrati nel libro.

A un certo punto, Lapo disse: - Come potremo uscire da qui per ritornare nel nostro regno?

La Strega rispose: - Per uscire dal libro, prima dovrete aiutarmi a sconfiggere la Strega Cattiva e salvare questo mondo. Però dobbiamo prima cercare di uscire da questa cella: una volta usciti, i miei poteri saranno attivi.

Sofonisba, la sorella più grande, aveva una forcina nei capelli; la prese e aprì la cella. Di nascosto, scapparono silenziosamente dalla prigione.

Andarono nella casa della Strega Buona ai bordi del libro. Questa era brutta e vecchia; ma, dentro di essa, c’era un baule che la Strega Buona voleva consegnare loro per aiutarli a sconfiggere la Strega Cattiva e poi farli uscire dal libro.

Mortimer lo prese; ringraziarono e lo aprirono. Dentro trovarono un oggetto: la lampada magica. La Strega Buona spiegò con aria solenne: - Questa è la lampada con cui potrete battere la Strega. Vi spiego come funziona: dovrete avvicinarvi a lei e poi agganciarla alle sue corna: lei verrà intrappolata e risucchiata nella lampada per l’eternità. Riportatemi poi la lampada, così poi potrete ritornare a casa e questo regno sarà finalmente salvo dall’incantesimo.

I fratelli uscirono da quella casa ringraziando la Strega Buona per l’oggetto magico.

Cammina, cammina, lungo la strada per andare al castello della Strega Cattiva, incontrarono una certa Regina Rospo che disse loro: - Ehi fanciulli! Cosa ci fate soli soletti nella strada del Castello Nero?

– Dobbiamo andare al castello, ma non sappiamo come entrarci…, rispose Hekate.

– Seguitemi! Vi aiuterò ad entrare perché voglio che qualcuno la sconfigga; e voi mi sembrate proprio quel qualcuno…

Cammina, cammina, arrivarono al castello.

La Regina Rospo fischiò e arrivò un esercito di rane che, con in loro salti, sfondarono una porta del retro del castello.

Infine la Regina disse: - Ecco, ora la porta è aperta! Andate a sistemare per le feste quella bruttona!

I ragazzi ringraziarono ed entrarono. Però dovevano trovare un piano.

Tommaseo propose: - Io, Sofonisba, Lapo e Hekate faremo da esca cercando di attirare tutte le guardie; da dietro, Mortimer userà la lampada per intrappolare la Strega.

Tutti approvarono; entrarono nel castello e milioni di guardie sotto incantesimo della strega li assalirono, cercando di ucciderli. Fu una dura battaglia: quattro ragazzi contro uno spropositato numero si soldati. Per fortuna i fratelli erano bravi guerrieri e, tra un salto mortale e l’altro, tagliarono un sacco di teste.

Mentre combattevano, Mortimer doveva fare una cosa: intrappolare la Strega. Doveva coglierla di sorpresa, ma inciampò e cadde. La Strega Cattiva se ne accorse e si girò per eliminarlo. In quel preciso momento, Mortimer tirò la lampada completamente a caso e questa si incastrò le corna della Strega, la quale venne risucchiata e intrappolata nella lampada stessa.

L’incantesimo delle guardie che stavano per uccidere i fratelli svanì: si trasformarono in persone dolci e simpatiche e il regno diventò colorato e gioioso.

I fratelli raggiunsero Mortimer, stupiti che fosse riuscito a sconfiggerla. Tutti contenti, tornarono dalla Strega Buona.

Cammina, cammina, si fermarono a salutare e ringraziare anche la Regina Rospo. Lei urlò: - Evviva! Ce l’avete fatta! Grazie!

Regalò loro un magnifico braccialetto e poi si salutarono.

Arrivarono alla brutta casa della Strega Buona.

– Ce l’avete fatta! Bravissimi! Io ora tornerò a regnare nel castello che mi aveva rubato la Strega Cattiva e voi ritornerete a casa. Esprimete un desiderio.

Mortimer disse: - Fratelli! Fatemi diventare più furbo!

– Tutto sommato, questo regno l’hai salvato con la tua stupidità! Quindi ti promettiamo di non dirti mai più che sei scemo! – disse Sofonisba, d’accordo con tutti gli altri fratelli, – Non vogliamo nessun desiderio, aggiunse.

La Strega Buona disse: - Abbracciatevi a occhi chiusi. E… grazie!

Loro si abbracciarono, sentirono un forte suono e, quando mollarono la presa, si trovarono nella biblioteca del loro castello di Elest.

Contentissimi, corsero dal padre per salutarlo e si accorsero che non era trascorso neanche un secondo dalla loro partenza.

Da quel momento, litigarono molto meno e vissero tutti felici e contenti.

 

S. Botto, L. Cappa, T. Occelli, E. Radu, S. Tanazi

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