Da Farigliano: non solo gatti rossi.

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lunedì, 21 gennaio 2019

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La leggenda della “GATA MARELA”

Mio nonno mi ha raccontato una leggenda che narravano a lui da piccolo per farlo stare bravo: si intitola “La gata Marela”. Nei boschi compresi tra il fiume Tanaro e la frazione dello Sbaranzo di Clavesana, secondo le locali favole raccontate dalle nonne, viveva una gatta enorme. Essa si rifugiava in una tana a due uscite per fuggire quando era necessario; non si vedeva mai, ma sapeva e sentiva tutto, specie quando i bambini facevano capricci e marachelle. Se un bambino era particolarmente vivace e monello, nella notte veniva punito dalla gata marela che prendeva i pochi giochi che possedeva e li portava nella sua tana. Visto che i giocattoli erano scarsi, i bambini erano intimoriti e spaventati da lei, quindi questa era una buona strategia per farli stare bravi. Questa leggenda si è tramandata per tanti anni, adesso che la so, anche io farò attenzione nelle curve delle “Gatere” di Clavesana se la vedo passare. Per chi non lo sa, le “marele” erano delle matasse di filo di cotone molto resistente, usate dagli anziani per aiutare il vitellino a nascere; la gatta usava questo filo per acchiappare i giochi e portarli via; da qui è derivato il nome dialettale del felino dispettoso.

 

A. Ornato – I F

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