Disponibile su YouTube l'intervista integrale a Iena Cruz

"Siate coscienti di avere una libertà espressiva!"

Data:

mercoledì, 05 maggio 2021

Argomenti
Comunicato
Iena Cruz.jpg

Dopo Andrea Villa, le classi terze dell'IC "Einaudi" hanno incontrato un altro artista di fama internazionale

Venerdì 30 aprile si è svolta a distanza l’intervista allo street artist di fama internazionale, Iena Cruz, al secolo, Federico Massa.

L'incontro, ancora una volta, è stato organizzato e supportato dall'attivissima prof.ssa Martina Gerbaldo, docente di arte e immagine, coadiuvata dalle colleghe proff. Gloria Giuria, Loredana Alberto e Francesca Borra.

Gli studenti delle classi III A, B, C e F dell’Istituto Comprensivo Luigi Einaudi di Dogliani hanno scambiato quattro chiacchere con l’artista che, da Milano, ha portato a New York le vernici anti-smog!

Per vedere e ascoltare l'intervista integrale, basta cliccare qui.

Com’è nata la sua passione?

Nel 1997, ho iniziato a fare graffiti. Un’evoluzione naturale mi ha portato dalle lettere dei graffiti al figurativo. Con il tempo, la mia ricerca mi ha portato ad un’evoluzione estetica verso la street art.

Da chi o cosa si ispira per fare i suoi murales?

È una presa di coscienza di ciò che sono le problematiche ambientali. Grazie alle tecnologie moderne ho iniziato ad apprendere cosa sia l’impatto dell’uomo sulla natura. Questioni che ci riguardano da molto vicino. Il mio pensiero si esprime attraverso la mia arte.

Come mai il mandala messicano come sua firma?

Quando sono arrivato a NY, sono stato catapultato nella cultura messicana. Nella mia prima casa vivevo con alcuni artisti messicani, mi hanno introdotto alla loro cultura. Un’esperienza di vita si è poi riflessa nella mia arte. Ho creato questo simbolo che ricorda un mandala, è un occhio per me. 

Ci sono mai state delle collaborazioni per creare i tuoi lavori?

Io lavoro con delle associazioni no profit vicine alle tematiche che affronto nei miei murales. Mi avvalgo di collaboratori nella parte pratica di realizzazione.

L’ultimo lavoro a NY è stato realizzato in collaborazioni con molteplici enti tra cui le Nazioni Unite. 

Come mai hai scelto NY?

Mi sono trasferito a New York undici anni fa; sono originario di Milano e la città in generale è sempre stata fonte di ispirazioni. Cercavo nuovi stimoli, era una sfida con me stesso. Sono andato nella città dove sono nati i graffiti. Un nuovo punto di partenza.

Cos’è per te l’arte?

È una forma espressiva personale, una sfida con se stessi. Non è una competizione con gli altri, ma personale. Una persona si trova a ragionare su di sé, ad evolversi. Non deve essere pilotata da persone esterne. Siamo liberi di esprimerci attraverso l’arte con i nostri pensieri e le nostre idee. Deve essere una libertà.

Com’è arrivato ad avvicinarsi alla vernice AIRLITE?

Dopo un incontro a NY con una personalità vicina a tematiche ecosostenibili, mi ha invitato a visionare un palazzo da dipingere. Durante una riunione è uscita questa possibilità. Era arrivato il momento per me di pensare anche ai materiali che utilizzavo. Dagli spray mi sono avvicinato al mondo delle vernici ecosostenibili. Da lì ho deciso di prendere un’altra strada.

Com’è riuscito a dipingere Hunting Pollution a Roma?

In venticinque giorni ho realizzato un progetto molto grande, alcune persone si sono occupate di molti aspetti logistici del lavoro. 

Come ha influito la quarantena sul suo lavoro?

Spesso noi artisti siamo già in isolamento volontario nei nostri studi. Durante la quarantena ci sono state alcune iniziative artistiche per raccontare questa particolare situazione nel mondo. Ho collaborato con diversi progetti creativi legati al video o al disegno, ho aiutato campagne di sostegno di raccolta fondi per alcuni ospedali. Non ho subito la situazione, ma ho trovato una direzione creativa.

Con chi non vorrebbe mai collaborare?

La mia etica è fortemente legata alle tematiche ambientali, di conseguenza cerco di stare molto attento alle collaborazioni. Alcune multinazionali mi hanno contattato per dei murales, per puro scopo pubblicitario, e mi sono ritrovato a rifiutare collaborazioni. Tendo a collaborare e unire le forze ed intenti con persone che sposano le mie idee.

Come riesce a proporzionale i murales di grande dimensioni?


C’è tanta esperienza, pian piano mi sono abituato alle superfici grandi. I muri non sono semplicemente pagine bianche, hanno elementi architettonici. Una crepa nel muro può essere anche un riferimento per il disegno.

C’è una parte di improvvisazione nel suo lavoro?

Molto, dal bozzetto alla pittura c’è un’applicazione differente. A quel punto con pennelli e rulli tramite la gestualità vedi la differenza dal foglio di carta. Il tratto è indicativo, crea effetti pittorici. C’è tanta improvvisazione pittorica!

Qual è il posto più particolare dove ha realizzato un murales?

Bella domanda! Per me tutti sono importanti, un pezzo di un percorso indipendentemente dal luogo. Alcuni murales, mi hanno portato molto in alto su impalcature. Sono scalate continue. Le considero avventure, in diversi luoghi del mondo dove ho dipinto. Ciascuna mi ha lasciato un pezzo di esperienza, il mio bagaglio culturale che mi accompagna.

Sei libero nel tuoi progetti o ti vengono imposti limiti?

Sono libero, vengo chiamato per la mia visione e interpretazione. E’ capitato che una commissione prendesse una piega che non mi apparteneva durante la progettazione, quei lavori sono lontani da me. Devo sentirmi libero di esprimermi, se vengono messi dei paletti si stanno mettendo freni alla mia espressione artistica.

Oltre alle tematiche ambientali, ci sono altri riferimenti dietro ai tuoi lavori?

Sicuramente la cultura messicana mi ha dato un grande imprinting ai colori che ancora utilizzo. Le tematiche non sono scontate per un artista, è difficile ad arrivare ad un punto per comunicare. E’ stato un percorso, dalle lettere dei graffiti verso la street art. Ho creato un carattere, la Iena Ridens, da cui mi sono ispirata per il mio nome artistico. A Milano usato questo carattere e mi ha aiutato ad imparare a dipingere. Tutti questi percorsi mi hanno portato a consolidare la tematica ambientale.

Come mai Cruz?

Ho una forte passione per lo skateboard, la mia prima tavola era una Santa-Cruz. Da lì ho estrapolato Cruz. A NY ho fuso i due nomi e sono diventato Iena Cruz!

Sono autodidatta ma frequentavo l’Accademia di Belle Arti, in particolare ho studiato scenografia. È stato però in laboratorio, con i miei amici artisti, che ho creato le basi del mio apprendere e della mia carriera artistica. È stata un’Importante collaborazione, uno scambio di idee per crescere insieme.

Essere aperti ad una conversazione, ad un suggerimento. Essere persone aperte aiuta ad assimilare tantissimo!

Un pensiero in conclusione…

Credete nei vostri sogni, in quello che fate. 

Siate coscienti di avere una libertà espressiva!

 

 

Pagina generata il 2022-09-30 16:42:14
SCUOLASTICO: 202208250858
Bootstrap Italia: 1.5.2
Tema: 01