Andrea Villa: il Banksy italiano?
La III A e la III B, durante l'ultima DAD, hanno intervistato il misterioso street artist torinese
domenica, 18 aprile 2021
Argomenti
Comunicazione, controinformazione, attivismo, denuncia e arte
Sicuramente ne avrete sentito parlare: Andrea Villa, per molti motivi, è stato soprannominato il Banksy italiano. Come per il correlativo oggettivo statunitense, il giovane torinese mantiene un rigoroso anonimato, ma il nome gira, e le sue opere, condivisibili, o meno, colpiscono, vista la grande potenza comunicativa e talora provocatoria, alla luce dei temi più calienti della nostra contemporaneità.
Non sempre la DAD è un male: il 16 aprile, infatti, la III A e la III B della secondaria di primo grado, in videoconferenza, hanno incontrato l'artista, che è stato prontamente intervistato.
Un ringraziamento speciale va alla professoressa Martina Gerbaldo, l'insegnante di arte e immagine, dea ex machina, orditrice dell'incontro. Complimenti!
Chi è Andrea Villa?
“Io sono un artista erroneamente classificato come street artist. In realtà io lavoro sui social media, i miei manifesti sono street art 2.0. Mentre la Street Art deve rimanere tanti giorni per strada per essere vista e fotografata, i miei lavori rimangono ben poco in strada, dopo due giorni circa vengono rimossi. Vivono perchè vengono condivisi sui social media. Il luogo dove i manifesti vengono condivisi è il mondo di Intenet.
La mia carriera è iniziata come vendetta diciamo, al ritorno da scuola quando ero più giovane dovevo surbirmi i telegiornali con i politici che dicevano delle fandonie o avevano dei comportamenti scorretti e corretti. Era il mio modo da giovane di dire la mia, una forma di attivismo. Non è perchè ero un ragazzo allora non potevo essere contrariato da ciò che accadeva nella società. Dalla satira politica inziale mi sono spostato su temi sociali, volevo parlare di qualcosa universale in qualche modo.
Temi che fossero temi di interesse, cercavo di parlare per la pubblica utilità, non solo sul panorama italiano.
Io lavoro in strada con i manifesti, ma mi è capitato che già dei lavori condivisi unicamente sul Web come dei “MEME” fossero ricondivisi diventando virali.
Mi reputo un artista digitale.”
C'è un artista famoso con cui vorrebbe avere una collaborazione?
“Non particolarmente, mi piace lavorare molto da solo. Originariamente eravamo un collettivo di quattro persone, poi sono rimasto solo io. Adesso lavoro principalmente da solo. É un lavoro mio, personale. Sono amico di Guglielmo, di Willie Peyote, ci siamo sentiti prima del successo, ma con lui magari in futuro mi divertirei a fare qualcosa.”
Quali emozioni e sentimenti sente, quando crea le sue opere?
“Io generalmente quando faccio un lavoro, è un lavoro che mi deve colpire. Se c’è un fatto di cronaca che mi colpisce io lo faccio, e lì so che è giusto che io lo faccia. Io non faccio delle cose solamente perchè vanno di moda, perchè mi conviene farle. Così non c’è spontaneità. Anche per chi tra di voi vuole fare l’artista ve lo consiglio, cercate di fare opere o lavori che voi sentite veramente. Fregatene di cosa va di moda, di cosa vi conviene fare. Certo scolpire una scultura d’oro quando avete 14 anni è difficile perchè è difficile procurarsi l’oro, quindi magari virate su altri materiali però dev’esserci autenticità nel produrre.”
Perché ha voluto tenere la sua identità nascosta?
“Innanzitutto ho una maschera a specchio perchè io rappresento lo specchio della società, quindi rigetto la società per com’è.
Ho ricevuto minacce da parte di esponenti politici di estrema destra perchè io sono antifascista, sono contrario al fascismo nei miei lavori. Ho preferito evitare di mettere in pericolo i miei parenti. [...]
-Ci racconta un episodio-
Davanti alla sede di Chieri dell’ANPI, Associazione Nazionale Partigiani Italiani, dei fascisti nella notte hanno esposto un cartellone con una frase d’ingiuria e, su Facebook, hanno condiviso la fotografia con dedica al “sedicente Banksy torinese Andrea Villa”. Era un minaccia indiretta. Stavo per procedere per vie legali, poi la questione si è sgonfiata. Da lì in poi ho capito che potevo correre dei rischi. Quello che vi dico è di non farvi mai intimorire da queste cose, perchè se voi vi fate intimorire non fate nulla. Io ho sempre avuto la ragione etica dalla mia parte, ho sempre avuto il supporto di tante persone, quindi di conseguenza se sapete che state facendo qualcosa di buono, che può cambiare qualcosa, continuate a farlo. Non fatevi intimorire, se si comportano così è perchè sanno che tu in qualche modo li stai danneggiando.”.
Ha già fatto dei graffiti? Conosce la vernice Airlite, contro l'inquinamento?
“Io non uso vernice, non dipingo. Facevo graffiti, ma non dipingo da tempo. Però l’ultimo lavoro che sto per creare è un lavoro fatto con la fondazione Acqua Fondation, una fordazione che si occupa di temi ambientali di Milano. Utilizzerò il materiale dell’azienda Anemotech: The Breath. È un pannello pubblicitario fatto di un materiale che assorbe inquinamento e CO2. Più stanno fuori all’esterno e più assorbono polveri sottili.
Qui a Torino abbiamo il grande problema dell’inquinamento, siamo in una conca circondati dalle montagne e tutto l’inquinamento della Pianura Padana tende a ristagnare. Siamo destinati come città, stiamo cercando di migliorare. Nel mio piccolo come artista cerco di utilizzare questi materiali per sensibilizzare sul tema.”
Da quando è partita questa sua passione? Sin da piccolo?
”Fondamentalmente sì, da sempre ho avuto questa passione dell’arte. Dovevo capire come incanalarla. Non sapevo bene come sfruttarla, come poterla utilizzare. I graffiti mi annoiavano, non riuscendo ad analizzare dei temi. Ho trovato alla fine la mia strada.”
Come può aiutare la tua esperienza ascoltata da questi ragazzi a comprendere cosa siano bullismo e cyberbullismo in generale?
“Il fatto è che molto spesso il bullismo viene ancora percepito come il bullismo dove il bullo ti “ruba i soldi per le merendine”. Io ho subito un bullismo particolare, ma sempre bullismo è. Ad esempio al mio Liceo se decidevi di stare da solo non c’era un bullo che ti prendeva di mira, invece io venivo ad esempio invitato dagli altri ragazzi ad uscire con loro ma durante queste serate insieme loro mi prendevano continuamente in giro. Ero come un capro espiatorio. È una situazione scomoda, pensi che ti stiano invitando perchè li pensi amici e invece no. [...] Queste forme di bullismo sono molto subdole, perchè non riesci a denunciarle ma sono molto violente a livello psicologico. Il peggior bullismo è quello che viene perpetrato tutti i giorni, lentamente come una goccia che cade e che, prima o poi, ti corrode. Anche per gli insegnanti è difficile riuscire a capirlo. La cosa è secondo ma va fatta è riuscire a parlarne, magari con uno psicologo professionista con strumenti per capire ogni situazione.
Anche il dialogo con gli “amici”, discutere pacificamente. Il problema nella maggior parte dei casi è che non c’è dialogo. I problemi nascono perchè le persone non hanno dialogo. Non c’è niente di male a discutere delle cose. Non è una forma di debolezza.”
[...]
Di cyberbullismo se n'é occupato di recente, quando ha pubblicato i manifesti dedicata a Liliana Segre...
“Ho deciso di fare una grafica più scherzosa, mi sono ispirato molto alle pubblicità di Armando Testa. Fondamentalmente è una forma di cyberbullismo anche quella di Liliana Segre. Lei è una senatrice e viene bersagliata dalle persone perchè è ricca, altera e vive in un contesto altolocato. Molti sui social scrivono che essendo ricca “non si merita il rispetto” dei deportati dei campi di concentramento. Prima di tutto vorrei dire che il fatto di poter guadagnare, ottenere dei risultati nella vita in maniera volenterosa e onesta non è un difetto. Secondo me è un pregio. [...] Inoltre molti ebrei deportati erano imprenditori, molti ebrei erano dei banchieri, quindi molte persone erano davvero ricche e potenti e sono state spogliate da tutti i beni che avevano. Il razzismo quando colpisce, colpisce tutti. Non vedo perchè solamente per una condizione economica e sociale, una persona dev’essere più o meno discriminata.
Il razzismo parte così, ad esempio “ce la prendiamo con i neri, ma solo con quelli che hanno difficioltà ad integrarsi”, poi piano piano aumenti sempre di più il ventaglio. Non cerchi strategie per integrare le persone, escludi a priori. Non dai possibilità.
Quando c’è stata la segregazione degli ebrei dalla Germania nazista, inizialmente si volevano rinchiudete solo gli ebrei che erano ricchi, imprenditori e banchieri. Poi piano piano hanno iniziato a segregare anche ebrei di famiglie povere. Il razzismo nasce lentamente, non immediatemente. La mia arte per la Segre nasce dal fatto che non mi importa che sia ricca o abbia il vitalizio, è una senatrice a vita, deportata e ha subito un’ingiustizia terrificante e quindi va rispettata a prescindere.”
Di tutte le sue opere qual è la sua preferita e per quale motivo?
“Penso sia Teacher Do Sex. Dopo quel lavoro molte insegnanti mi hanno scritto e si sono complimentate con me. Non lo dico per vantarmi ma mi ha fatto molto piacere. [...] L’arte può veramente influire sulla società, può sensibilizzare l’opinione pubblica e cambiare qualcosa. [...]
Come i cantanti possono cambiare la vostra vita, la quotidianità.
Il problema dell’arte contemporanea è forse che molto spesso non viene capita perchè non vuole farsi capire. L’arte concettuale dei tagli nella tela di Fontana è un arte difficile, è stata fatta negli anni ‘60-’70 perchè era una forma di protesta contro un’arte che in quel periodo stava diventando molto commerciale. [...].
Quell’arte lì voleva smetterla di rappresentare cose belle ma preferire i concetti. [...]
Oggi bisogna cambiare, bisogna fare un tipo di arte che possa coinvolgere di nuovo le persone.”
[...]
Si ricorda quando ha realizzato la sua prima opera e quale è stata?
“Il mio primo lavoro è stato su Italia61, avevo ripreso il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo e avevo messo dei politici. Il quinto stato, la classe politica del 2014 con Berlusconi.
[...] Era il mio lavoro di critica a quella forma di potere.[...]
Il giorno dopo avevano fatto molti articoli inerenti e quindi ho capito che era il modo per avere l’attenzione dei media e parlare di certe tematiche, per farmi ascoltare.”
Quando dice che è un artista, le persone come reagiscono?
“Non ho mai avuto in tutta la mia vita una persona che abbia messo in dubbio la validità del mio lavoro. Secondo me è dovuto al fatto che io ho sempre avuto molta professionalità nel mio lavoro, ho sempre cercato nei limiti di essere una persona professionale. [...]
Di conseguenza se tu ti dimostri un professionista, la gente non mette in dubbio la tua professione. [...] Io riesco a vivere del mio lavoro, quindi fondamentalmente il problema di molti artisti che non sono presi sul serio è perchè fanno in modo di non esserlo. [...]
Qualsiasi lavoro facciate o vogliate fare fatelo con professionalità, in maniera precisa, impegnatevi e raramente avrete qualcuno che possa mettere in dubbio il vostro talento e la vostra carriera!”
Quanto tempo ci mette ha sviluppare un suo progetto?
“Come concept può variare, posso metterci un giorno come un mese. Dipende che idee ho, non è sempre facile trovare delle idee nuove. Ci lavoro parecchio, ma il lavoro più lungo è quello concettuale cioè trovare l’idea! Le idee sono difficili da trovare!”
[...]
Ha mai avuto il cosiddetto blocco dell'artista?
“Certo che c’è stato, quando sono passato da lavori politici a lavori sociali. C’è stato un periodo sui miei social media in cui ho fatto il cosiddetto spazio bianco. Era una mia riflessione sul fatto che durante la quarantena molta gente postava contenuti come riempitivo, le idee non circolavano. Così ho pubblicato dei post bianchi con alcune mie riflessioni ed è stata la mia pausa di riflessione. [...] Mi è servito per capire cosa dovevo fare come artista.”
In futuro, continuerà come artista o cambierà strada?
“Dipende, mi interessa che i miei lavori scuotano l’opinione pubblica. Se in futuro dovrò cambiare medium per scuoterla lo farò. Sono sui manifesti ma ora usciranno altri miei lavori come campagne pubblicitarie. Quindi perchè no?!. Ogni porta è aperta!”
Qual è il suo artista preferito nella storia dell'arte?
“Ne ho veramente tanti. Penso Maurizio Cattelan, è un artista che ha capito che quello che conta è l’esposizione mediatica e come tu veicoli i tuoi lavori. [...] Al giorno d’oggi quanto conta l’opera d’arte in sè e quanto conta la narrazione che viene data ad un oggetto...”
Qual è la sua opera che le ha richiesto più lavoro?
“Penso le Colonne d’Ercole che ho fatto a Lesbo. Lesbo è uno dei più importanti campi profughi in Eurora. Lesbo si trova in Grecia, molti migranti passano dalla Turchia a quest’isola per entrare in altre zone d’Europa.
Ho fatto questa enorme installazione dove ho messo queste colonne, sono due colonne fatte con dei giubboti “salvagente”, sono camere d’aria dei pneumatici. Sono molto delicati e vengono dati ai migranti che non hanno i soldi per i giubbotti di salvagente. Quindi non salvano le persone, inoltre molti dei migranti vengono da zone desertiche dell’Africa e non hanno mai visto il mare, non sanno nuotare. Ho creato queste colonne al cimitero dei giubbotti di Lesbo, è un cimitero dove vengono scaricati tutti i giubbotti dei migranti arrivati a terra, ce ne sono centinaia di migliaia. Da far paura, è una collina di giubbotti. L’ho create lì perchè sono il simbolo del passaggio verso il Nuovo Mondo,[...] verso la speranza.[...]
Ci ho messo sei mesi per farlo con un team di sei persone.”
Da dove è arrivata l'ispirazione per quest'opera?
A seguito di un consiglio di un europarlamentare... “mi sono documentato e mi è piaciuto molto. Quindi ho deciso di fare qualcosa su quest’isola. Era qualcosa a cui tenevo molto perchè io avevo sempre parlato di razzismo ma volevo davvero vedere la realtà dell’immigrazione. Volevo capire l’immigrazione com’era, la vera immigrazione.
Chi erano queste persone? Volevo vederli dal vivo. [...]”.